La transizione di Fukushima da un passato nucleare a un futuro rinnovabile

15-11-2019
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Il governo giapponese ha annunciato un nuovo progetto da circa 2,7 miliardi di dollari per realizzare 11 impianti solari e 10 parchi eolici da costruire nella prefettura nord-orientale, laddove, otto anni fa, ha avuto luogo uno dei peggiori disastri nucleari civili della storia: Fukushima.

Lo scopo è trasformare tale territorio in un centro mondiale dell’energia rinnovabile in cui entro il 2040 il 100% dell’energia prodotta sarà fornita da risorse rinnovabili.

Secondo un sondaggio del 2017 realizzato a Fukushima, il sostegno nella prefettura alle energie rinnovabili è molto forte: il 54% dei cittadini ha dichiarato di voler continuare a utilizzarle quotidianamente e solo il 14% non ne ha l’intenzione.

In questa zona diverse organizzazioni si stanno occupando di promuovere le energie rinnovabili, come il Fukushima Renewable Energy Institute di Koriyama, che fa parte del National Institute of Advanced Industrial Science and Technology, in cui lo scopo dei ricercatori è il miglioramento della tecnologia, efficienza e uso di diverse forme di energia rinnovabile, tra cui fotovoltaico, eolico e geotermia. Inoltre, nel corso di un’intervista da parte del Japan Times, il direttore generale dell’istituto, Masaru Nakaiwa, ha spiegato che “con il supporto tecnologico del National Institute of Advanced Industrial Science and Technology, è in corso un programma di sostegno alle imprese locali nelle aree danneggiate dal sisma e dallo tsunami e sono state preparate le risorse in collaborazione con le università locali. Di conseguenza, sono stati implementati 107 progetti di ricerca congiunti e 9 esempi di commercializzazione di successo.”

Le linee di trasmissione registreranno uno sviluppo elevato a partire dal prossimo anno, in quanto, al momento, la mancanza di capacità di trasmissione non permette la fornitura di elettricità prodotta da energia solare e eolica alle grandi aree di consumo di energia come Tokyo: i grandi problemi rimangono i costi e la capacità di connessione alla rete.

Tuttavia, sono stati avviati progetti pilota nelle cinque città di Fukushima, le cosiddette smart communities, nonché Stinchi, Soma, Namie, Naraha e Katsurao, il cui scopo è la fornitura di elettricità e calore prodotti da fonti energetiche rinnovabili a strutture pubbliche o persino a un intero distretto urbano: a Namie è iniziato l’estate scorsa un progetto di produzione di idrogeno che utilizza energia rinnovabile a zero emissioni di CO2 destinato ad essere utilizzato per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo.

Fukushima punta anche all’energia eolica, in particolare offshore: ad oggi sono state realizzate tre pale eoliche rispettivamente da 2-MW, 5-MW e da 7-MW. Il governo nipponico ha fissato l’obiettivo a 820 MW di eolico offshore entro il 2030.

La Japan Wind Power Association (JWPA) nel marzo 2017 ha identificato una serie di problematiche con questa tipologia di energia consistenti in primis nei costi e nella scarsa infrastruttura della rete elettrica in aree ventose come Hokkaido e Tohoku. A queste condizioni vanno sommate questioni legali legate all’utilizzo pubblico delle aree marine e alle preoccupazioni dei sindacati dei pescatori, politicamente molto influenti.

Nonostante le complicazioni, gli sforzi locali e il sostegno del governo e delle imprese contribuiranno a far proseguire l’evoluzione di Fukushima da un passato nucleare ad un futuro rinnovabile.