Italia, la produzione di energia elettrica

11-09-2019
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La produzione di energia elettrica risponde al fabbisogno della società in così svariati modi che è impossibile anche solo riassumerli, la disponibilità di energia elettrica ha una rilevanza tale da divenire elemento imprescindibile della società moderna; fu Benjamin Franklin, nel 1752, a compiere le prime indagini sulle teorie riguardanti i fenomeni elettrici, eseguendo il famoso esperimento dell'acquilone.

 

In Italia la produzione di energia elettrica avviene utilizzando fonti non rinnovabilifonti rinnovabili ed acquistandola dall’estero. Dagli anni ’80, con l’avvio del programma di decarbonizzazione, il bisogno di energia elettrica è stato soddisfatto tentando di ricorrere ad altri metodi meno inquinanti. Esigenza che ha ricoperto maggiore rilievo nel nostro Paese dopo l’incidente di Černobyl', evento che ha condotto ad escludere, dopo vari referendum, la possibilità di adoperare il nucleare per generare elettricità. Va comunque sottolineato che i maggiori esportatori di energia in Italia producono attraverso centrali nucleari, condizione che li agevola molto a livello economico ed industriale.

 

L’Unione Europea, dinanzi al bisogno sempre crescente di energia e le varie tematiche sulla sicurezza, ha adottato una politica rivolta alla produzione attraverso fonti diverse dalle consuete, come il progetto di ricerca sulla generazione termoelettrica da concentrazione solare. Tali progetti mirano a consentire di ricoprire il maggiore fabbisogno europeo senza dovere importare prodotti, come i combustibili fossili, da nazioni extraeuropee. Questo contribuirebbe alla diminuzione del costo dell’energia, avendo ripercussioni favorevoli sui prodotti europei a livello mondiale.

Comunque ad oggi sono le precedenti citate fonti le uniche che consentono di soddisfare le richieste di energia in Italia, fornendo l’indispensabile elettricità per le esigenze domestiche, commerciali ed industriali. Una condizione che obbliga il nostro Paese ad essere dipendente dall’estero, sia a livello europeo sia a livello mondiale, facendo che il costo finale dell’elettricità sia maggiore. Da rammentare che oltre a questi costi, sono aggiunte quelle aliquote statali volute per rispondere a svariate eventi, come catastrofi naturali, che continuano a pesare anche quando non sono più attuali.

 

Le fonti di energia non rinnovabili sono quelle che consentono la produzione di elettricità attraverso l’uso di sostanze che tendono ad esaurirsi; per questo esse aumentano di valore con il trascorrere del tempo, condizione che influenza il costo del prodotto finito. Inoltre la lavorazione, appunto per generare elettricità, comporta conseguenze negative importanti per l’ambiente. Ad oggi queste sono le maggiori risorse sfruttate a livello mondiale per la produzione di energia.

Le fonti non rinnovabili sono in Italia basilari per la combustione nelle centrali termoelettriche, una produzione che ha un’incidenza importante sull’inquinamento e la salute pubblica, nondimeno fondamentale per rispondere alle esigenze energetiche nazionali. Queste fonti ricoprono ad oggi il 73 % della produzione totale di elettricità nazionale, rispondendo al 63 % del bisogno di energia lorda, dati che consentono di comprende quale rilevanza abbia l’impiego di combustibili nella produzione energetica. Le centrali termoelettriche vengono alimentate principalmente dal gas naturale, segue il carbone e i derivati del petrolio. I maggiori importatori di questi combustibili sono: per il gas naturale l’Algeria, la Libia e la Russia, mentre per il carbone sono gli Stati Uniti d’America, il Sud Africa, l’Australia, l’Indonesia e la Colombia. È chiaro come il nostro Paese sia dipendente da queste nazionali per una buona parte della propria produzione di energia elettrica, e seppure con il trascorrere del tempo le percentuali di utilizzo e bisogno del gas, carbone e derivati petroliferi siano molto cambiate, permane l’importazione ed il suo peso sul costo dell’elettricità.

Motivi che hanno condotto alla modificazione delle percentuali di utilizzo dei combustibili sono la decarbonizzazione, ma soprattutto la costruzione di centrali elettriche che possono adoperare più combustibili per generare elettricità. Da questo consegue che l’Italia può siglare accordi internazionali più convenienti, potendo nutrire le proprie centrali con quel combustibile meno costoso al momento sul mercato mondiale.

Tuttavia è da sottolineare che in seguito al protocollo di Kyōto, il gas naturale ha superato come importanza per la produzione di energia il carbone ed il petrolio, effetto anche della sua minore incidenza sull’ambiente. L’Italia oggi è il terzo maggiore importatore di questo combustibile, una condizione che incide fortemente sui prezzi di acquisto del prodotto finito. Ma anche se questa classificazione potrebbe indurre a supporre che il gas naturale è prediletto per la produzione di energia, il nostro Paese è a livello europeo tra i maggiori dipendenti dal petrolio per consentire alle proprie centrali di erogare elettricità.

 

Contrariamente a quelle precedenti, le fonti di energia rinnovabili sono quelle che si rigenerano in tempi apprezzabilmente brevi. Alcune di essere sono considerate inesauribili, cioè esse vengono rigenerate alla stessa velocità con cui vengono consumare, oppure sono esauribili in tempi così lunghi da non incidere sulla produzione. Esistono alcune fonti rinnovabili valutate esauribili, come le foreste, il cui sfruttamento può comportare una diminuzione tale della risorsa da comprometterne l’utilizzo a lungo termine.

In Italia circa il 30 % della produzione nazionale di elettricità, corrispondente al 28% del fabbisogno, avviene ricorrendo alle fonti rinnovabili. Dati che sono interessanti, soprattutto per l’incidenza negativa che hanno sull’uso di quelle fonti esauribili che vengono importante dall’estero. Riassumendo, le fonti di energia rinnovabili sono:

  • Idroelettrica: adoperando il dislivello dell’acqua convogliandola in modo da muovere delle particolari turbine che producono energia. Questa fonte ha un impatto sull’ambiente minimo.
  • Solare: grazie ai pannelli fotovoltaici, il cui principio fisico consente ai semiconduttori di erogare elettricità. Considerata fonte inesauribile, tuttavia la sua produzione è limitata alle ore giornaliere. Ciò essendo che la conservazione dell’elettricità è possibile solamente a livello minimo, come le batterie, impraticabile in grosse quantità indispensabili per il fabbisogno della comunità;
  • Eolica: dove le turbine sono mosse dalla forza del vento, una fonte di energia inesauribile, anch’essa limitata dalle condizioni climatiche;
  • Geotermica: utilizzando il calore naturale e sostituendolo ai combustibili per consentire alle centrali termoelettriche di produrre energia;

Tra queste fonti rinnovabili, quella idroelettrica è la principale, riuscendo a fornire al nostro paese un’apprezzabile produzione di energia. Infatti ricopre il 13 % del fabbisogno lordo, percentuale importante, seguita dalla produzione geotermoelettrica e solare. Da sottolineare che l’Italia si colloca al secondo posto a livello mondiale per la potenza fotovoltaica installata, condizione dovuta anche agli incentivi che hanno consentito ai cittadini di montare pannelli solari presso le proprie abitazioni. Collocando la produzione energetica secondo il territorio nazionale, abbiamo:

  • Idroelettrica principalmente situata nelle zone delle Alpi ed appenniniche;
  • Geotermica principalmente prodotta in Toscana;
  • Solare principalmente in Puglia, seguita dalla Lombardia;
  • Eolico diffuso in Sardegna, Sicilia e nell’Appennino meridionale;

Da sottolineare la crescita negli ultimi anni della costruzione di centrali termoelettriche o inceneritori per la combustione delle biomasse, dei rifiuti industriali e urbani. Questa fonte di energia, sebbene considerata in parte inesauribile, è fatto di elevato inquinamento. Anche se risponde ad una doppia esigenza, cioè produrre energia e diminuire la quantità di rifiuti, diventa deleteria per la salute e le coltivazioni.

 

L’Italia ha ricoperto in alcuni anni, come nel 2011, il ruolo di maggiore importatore di energia elettrica dall’esterno. Anche se l’Enel vanta la comproprietà di alcuni impianti collocati in suolo straniero, l’elettricità viene acquistata secondo le tariffe stabilite per l’importazione. Le aliquote oscillano dall’ 9-11 % nel minimo al 23-24 % nel massimo della richiesta di elettricità in Italia, con il maggiore fornitore che è la Svizzera, seguita dalla Francia, entrambe nazioni che adoperano il nucleare per la produzione. Seppure queste percentuali possono ad alcuni apparire non eccessive, esse hanno una rilevante incidenza sul costo del prodotto energia che gli utenti finali sono tenuti a sobbarcarsi. Tuttavia i progetti ed i piani di sviluppo, frutto delle risposte necessarie che la politica ed i produttori hanno dovuto soddisfare, prevedono una costante diminuzione dell’importazione, grazie alla maggiore attenzione su altre fonti di energia presenti nel nostro Paese.